I COMMENTI DEL PUBBLICO

Commenti del pubblico
 
Ieri sono andata con un'amica a vedere lo spettacolo. E' uno spettacolo emozionante e che tratta un tema difficile e pesante, ma la verità è sempre pesante. Nell' opera di ieri si percepiva il coraggio di un uomo che con le sue limitazioni non ha avuto paura di portare alle estreme conseguenze le sue scelte di vita. Un eroe moderno. Ha reso la sua sofferenza non inutile e l'ha donata a noi come opportunità di riflessione morale. Lo stesso rapporto con il medico ed il suo rapporto con le droghe è stato dipinto in modo a mio  avviso onesto e senza alcun giudizio morale. Spero che molti vadano a vederlo e ascoltino radio100passi giovedì 3 ottobre.                                              
Laura Forte, medico
 
Ho partecipato all’anteprima dello spettacolo Ocean Terminal tratto dall’omonimo romanzo di Piergiorgio Welby, una sorta di diario irriverente sulla vicenda di un uomo assurto alle cronache per la sua esigenza di porre fine alla propria esistenza. Il testo di Welby ci divora subito con la sua ansia di vita, sì di vita non di morte. Welby amava la vita in modo spasmodico, viscerale, profondo e proprio per questo chiederà a gran voce di interrompere il suo supplizio che non può essere considerato vita, visto che lo vede respirare attraverso una macchina, parlare attraverso una macchina, nutrirsi attraverso una macchina … .
Una vitalità che si esprime in qualsiasi verso (perché di “versi” possiamo parlare ascoltando questa scrittura), in qualsiasi imprecazione, in qualsiasi gesto dell’attore. Emanuele Vezzoli, interprete e regista, è strepitoso! Forgia il suo corpo nei suoni, nelle parole, riesce davvero a renderle carne traducendo la tridimensionalità della scrittura attraverso i suoi muscoli, la sua pelle, i suoi occhi dilatati o serrati, la tensione sempre dolente dei suoi tendini, la sua voce, che modula tutti i “paesaggi” che popolano la vita di Welby da quelli infantili, ora lieti ora dolorosi, alle donne con il loro carico di desiderio e sensualità, alla consapevolezza della malattia, all’orrore dell’essere un uomo senza più un corpo. Lo spazio scenico è riempito dal corpo di Vezzoli, che passa, con abilità di attore epico, da narratore a personaggio della narrazione, con la stessa agilità con cui lascia la sua “comoda” sedia di spettatore di un corpo in disfacimento, per catapultarsi sopra, sotto, accanto al tavolo-letto-giaciglio di morte (che ha costruito con le sue mani) del protagonista di quel corpo in lenta e inesorabile immobilizzazione.
Vezzoli supera con il suo corpo alcune difficoltà della lingua di Welby e rende fruibile tutto il pathos di questa pièce che arriva diritta al cuore degli spettatori, senza nessuna retorica, senza nessuna sbavatura, lasciando la platea assorbita da un’intensa emozione. Giovedì 3 ottobre, come è già accaduto la sera dell’anteprima, Radio 100 Passi tornerà ad ascoltare il pubblico in sala, per creare un fil rouge tra spettatori, lettori, ascoltatori e ideatori di questo progetto straordinario così da varcare la soglia del palcoscenico e offrire il corpo di Vezzoli/Welby quale oggetto di riflessione sul tema del testamento biologico.
Giusy Frallonardo, attrice
 
Anche oggi al teatro dei Conciatori per Ocean Terminal io c'ero. Confesso che ormai trovo insopportabile il commento estasiato del pubblico, che non si decide ad alzarsi dalle sedie e che resta misticamente incollato con il bostik. Poi, una volta uscito dalla sala, ti chiede udienza, aspetta di poter vedere Vezzoli e, non si sa perchè, vogliono tutti tornare. E si indignano perfino che altri amici non siano ancora venuti e che i giornali non diano spazio. Insomma, te li ritrovi tutti affannati e desiderosi di far parte della squadra, dei promotori di un fatto: la scoperta di un inno alla vita, di un testamento che non scade mai, quello scritto con il corpo e la mente di Welby ed oggi trasferito nel corpo immenso dell'attore Emanuele Vezzoli.
Purtroppo "Ocean Terminal" non è uno spettacolo qualunque, lo sappiamo ed è per questo che radio 100 passi ha deciso di sostenerlo. Ci rapisce intimamente e non sopportiamo più l'idea che qualcuno non sappia che esista davvero una cosa così "alta", "vera", "universale". E' più di un testo teatrale, piuttosto, direi, è un' esperienza che ti si incolla addosso. Per questo motivo, il 3 ottobre, tutti coloro che avessero già visto lo spettacolo possono tornare alle 19, per unirsi al pubblico della pomeridiana di giovedì 3 ott (ore 18) ed incontrarsi nella diretta radiofonica organizzata da Roma con radio100passi. Ci piace fare cose belle insieme e dare valore al nostro/vostro tempo, alle cose importanti: assistere ad Ocean Terminal nell'interpretazione di Emanuele Vezzoli, è una cosa importanate. E' il teatro necessario oggi. Non perdetevi l'ultima settimana di repliche. Davvero, ve lo assicuro, non si può.                         
Monica Soldano, giornalista
 
Ho sentito parlare per la prima volta di Piergiorgio Welby negli anni ’50, da sua sorella Carla,
quando ci scambiavamo le confidenze durante la ricreazione nel giardino dell’Istituto Vittorio Locchi, alla Garbatella, che entrambe frequentavamo. Il destino me lo avrebbe fatto rincontrare mezzo secolo dopo, quando con Francesco Lioce (di cui Piergiorgio era cugino), Luca Morricone, Marzia Spinelli e Roberto Raieli partecipavo alla stesura della rivista “linfera”. Piergiorgio non era già più un dead man walking, come a volte si autodefiniva, ma era confinato in un letto e attaccato a numerosi tubi.
Ho partecipato al suo funerale laico, nella piazza S. Giovanni Bosco gremita fino all’inverosimile, in una bella giornata assolata di dicembre: il tempo atmosferico, almeno, gli fu clemente.
Quando ho letto Ocean Terminal, curato da Francesco Lioce, ho potuto conoscere meglio l’uomo. Ma ieri sera, assistendo all’adattamento drammaturgico del libro, fatto da Francesco Lioce e Luca Morricone, l’ho “incontrato” veramente, impersonato con grande maestria da Emanuele Vezzoli.
Vedere Piergiorgio Welby sullo schermo mentre, immobilizzato a letto, muoveva solo gli occhi; ascoltare la voce computerizzata che leggeva la lettera scritta al Capo dello Stato, poi la sonora voce dell’attore che recitava i suoi pensieri e “vedere” il suo corpo sofferente in quello sano di Emanuele Vezzoli, nella scenografia essenziale di un tavolaccio bianco e un lenzuolo, è stata un’emozione grandissima.
Avrei voluto spesso applaudire a scena aperta, ma mi sono trattenuta, per paura di fargli perdere la concentrazione e di interrompere quell’atmosfera magica che si era creata.
Il religioso silenzio tenuto per l’intera durata della rappresentazione è stato interrotto da scroscianti applausi solo dopo lo scorrimento dei titoli di coda sullo schermo.
Antonietta Tiberia, scrittrice e poetessa

Siamo stati piacevolmente trasportati in un viaggio dentro l'anima di P. Welby. Abbiamo seguito il suo calvario quando la malattia, la distrofia muscolare, divorava il suo corpo, lentamente ma inesorabilmente. Il 23 settembre abbiamo assistito all'anteprima di "Ocean Terminal", riduzione teatrale, molto ben riuscita , tratta dall'opera di P. Welby. E' stato emozionante il monologo di 70' minuti, recitato in modo esemplare da Emanuele Vezzoli, un attore di cui abbiamo potuto apprezzare la maestria, la capacità di trasmettere fortissime emozioni; la sua interpretazione, la padronanza dei suoi movimenti, le sue pause hanno fatto rivivere l'artista Welby, dalla platea se ne avvertiva l'essenza,con il suo linguaggio molto articolato un po' ironico, autoironico e seppur, a volte, volgare, pur sempre vero. Un grido di dolore verso l'incomprensione, verso un destino crudele ma anche un inno alla vita, alla voglia di essere, di essere ascoltati, di sprigionare tutta l'energia per comunicare con il corpo, la voce ma anche con il silenzio, con il cuore. Uno spettacolo che consigliamo a tutti, specialmente ai nostri coetanei, perché in quei 70' minuti, si rispolverano virtù come quella di ascoltare e accorgersi degli altri e riflettere su tematiche importanti come il 'testamento biologico' per la dignità degli uomini costretti a vivere in modo innaturale. Grazie P. Welby, grazie Mina Welby, grazie Emanuele Vezzoli e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo progetto perchè ci hanno regalato una nuova visione del mondo".
Lavinia e Vanya, studenti del liceo classico Anco Marzio di Ostia
 
Dopo aver visto Ocean Terminal": Uno spettacolo che dovrebbe raccontare un’agonia e racconta la vita: è energia pura, resa in tutta la sua fisicità, quella che Emanuele Vezzoli ci trasmette con la sua magistrale interpretazione e straordinaria umanità" Antonella Capasso, responsabile Bibliocaffè letterario, biblioteche di Roma
""Un’emozione grandissima! E bravissimo davvero Emanuele Vezzoli, perfetta la scenografia. E’ uno spettacolo che “entra”, che costringe a pensare, a discutere. Su Welby, la sua vita, la sua storia, la sua scelta e quindi su ognuno di noi. Perché avremmo potuto essere lui, perché lui è stato come noi. Welby se n’è andato agendo la sua libertà. E affidando a tutti noi questa sua domanda di libertà. Per questo Ocean terminal è uno spettacolo politico, che smuove le coscienze, che produce pensiero, che nomina i soggetti. Se è vero che l’universalità dei diritti è condizione concreta per la libertà di ognuno, la libertà delle persone resta il fine ineludibile dell’attuazione dei diritti. Grazie Welby!"
Maura Cossutta, medico, Se non Ora quando Sanità

Con la sua spettacolare recitazione e fisicità Emanuele Vezzoli mi ha fatto rivivere con emozione i giorni del mio incontro con Piergiorgio Welby. Uno spettacolo che tutti dovrebbero vedere,perchè tutti possano avere il privilegio di conoscere Welby e scoprirne così una parte in se stessi
Mario Riccio, medico anestesista
 
La ringrazio molto dell’invito ad “Ocean terminal”, bell’esempio di esuberanza intellettuale e grande occasione di riflessione per tutti.
Maria Vita Ciccarone, presidente Ass. Gemme Dormienti
Con un linguaggio pregno degli umori della vita- carne, sangue, sudore, sperma- una riflessione alta sul senso del proprio destino e della libertà personale. Spettacolo coraggioso, emozionante, necessario. In bocca al lupo!
Eleonora Mazzoni, scritrice e attrice
 
Uno spettaccolo incredibile: pathos, eros, thanatos, tutti ingredienti della vita, magicamente interpretati, danzati, recitati da un attore strepitoso:Vezzoli.  Stefania Soldano, medico, Ass. Italiana Donne Medico
Mi sono sorpresa per l'effetto emotivo: per quasi tutto lo spettacolo ho mantenuto la stessa distanza emotiva che si ha verso le disgrazie altrui e le persone malate, come ha lui stesso sottolineato in una parte del monologo.
La resistenza a ciò che accadeva sul palcoscenico mi ha fatto restare apparentemente  distante, ma è stata una "difesa" che si è infranta alle ultime parole: Pierluigi NON è morto. Li' si è liberato tutto e avrei pianto se avessi potuto ma avrei avuto bisogno di silenzio e quindi ho rimandato tutto indietro. A forza. Da molto non vedevo un attore così capace di emanare emozioni.  Lui è veramente speciale, riesce a muoversi lungo un gradiente emotivo molto ampio e complesso: dalla rabbia alla sensualita, all'ilarità ....Il tema tuttavia è complesso, quasi impossibile e questa complessità si è vista e sentita tutta. Mi ha colpita molto la regia basata sul corpo dell'attore che trovava nelle parole una decodifica che forse a volte non era neanche necessaria. Bastava quel corpo e quel sudore e la sua mimica facciale. Mi è piaciuto perché sono stata trasportata dentro qualcosa che non conoscevo e ci sono rimasta per un'ora senza accorgermene. Non che sappia dove sia andata, perché il tema della dissociazione tra mente e corpo non è solo della malattia ma anche della vecchiaia. E se si trasporta ciò che è stato detto dal letto di ospedale al proprio letto di persona che invecchia e diventa limitata fisicamente ma con le stesse pulsioni di quando aveva un corpo attivo e funzionante, si potrebbero dire quasi le stesse cose.Ecco che il tema ell'eutanasia e anche della cagionevolezza della nostra dimensione fisica, appartiene a tutti. Ultima cosa. Io credo che la decisione circa la nostra vita e' un importante atto che dovremmo poter mettere in atto quando si sa con certezza che la morte sta per arrivare. Decidere quando morire e' un po' non morire, appropriarsi cioè della morte da vivi e non subirla e morire per questo. Grazie ancora per il tuo invito. Peccato che sia sempre così difficile che i bei libri, gli spettacoli intelligenti, le iniziative di spessore , siano seguiti da un pubblico più ampio .
Ma questa storia la conosciamo bene.
Maura Vitale, psicoterapeuta 


L’on Teresa Petrangolini, Regione Lazio l’ha sostenuto dal suo blog.
http://www.teresapetrangolini.it/ocean-terminal-in-scena-il-romanzo-postumo-di-piergiorgio-welby/
http://confronti.com.unita.it/culture/2013/10/04/ocean-terminal/
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


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